di Raffaella Coletti e Simona de Rosa

Si è scritto e detto moltissimo sul Festival di Sanremo di quest’anno. Come ogni anno del resto. Ed è proprio questa parvenza di normalità in un anno così complicato che ha reso questo festival un evento unico e dunque memorabile.  Il Festival rappresenta da sempre in una certa misura uno specchio del paese e così è stato anche in questo 2021. Proponiamo alcune istantanee su quello che a noi ha colpito di più:

Il Festival della pandemia. La principale e inevitabile caratteristica di Sanremo 2021 è stata quella di svolgersi nel pieno della pandemia da Covid-19. Lasciando da parte le polemiche del Festival sì – Festival no che hanno preceduto la kermesse, le sedie vuote dell’Ariston, le immagini del backstage in cui venivano rigorosamente mantenute le distanze e indossate le mascherine, persino la registrazione della prova della canzone di Irama (che è andata in onda uguale a se stessa nelle diverse serate a causa della quarantena imposta al cantante per un caso di positività del suo staff) hanno avuto l’effetto di una dimensione di realtà che irrompeva prepotentemente nello svago che il Festival voleva costruire. L’impressione però è che queste incursioni fossero in qualche modo armonizzate con il resto, in una rappresentazione generale che non ha cercato di farci dimenticare nulla (come avrebbe potuto?) ma solo di farci pensare ad altro, per un po’. Vale la pena ricordare il momento più alto di queste incursioni a nostro modo di vedere, ossia quando Lo Stato Sociale ha intonato la splendida Non è per sempre degli Afterhours insieme ai lavoratori dello spettacolo provati dalle chiusure imposte da oltre un anno. Un momento commovente, per trovare insieme la forza di sperare in un domani migliore

Il Festival dei millennials. Mai come quest’anno, l’edizione è stata segnata dal successo dei più giovani. Spicca infatti un podio giovanissimo che fa da punta di diamante ad un Festival con una più vasta partecipazione dei giovani rispetto ai soliti big, tra cui Madame, Fulminacci, Coma Cose, Fasma, Aiello… Oltre ai cantanti in gara vale la pena menzionare anche la presenza di due co-conduttrici giovanissime che hanno retto il palco meglio di molti colleghi più anziani: Elodie e Matilda De Angelis.

Il Festival dei talent. Come ormai da molti anni, il festival ha ospitato una ampia quota di partecipanti provenienti dai due principali talent del nostro paese. Ricordiamo Elodie, Maneskin, Fedez e Michielin come espressione dei talent Amici e X Factor ma anche Emma, Alessandra Amoroso, Mahmood. Il podio poi è interamente composto da cantanti che sono passati dai talent, in veste di concorrenti o di giudici.

Il Festival della musica vera. O non solo talent, comunque. Accanto a cantanti provenienti da questi ultimi, per molti anni il Festival ha continuato a proporre artisti molto famosi e molto classici nel nostro paese, ma molto lontani dalla musica che in effetti nel paese viene prodotta, ascoltata e venduta, soprattutto dalle giovani generazioni. Già negli ultimi anni questo trend si era in parte modificato, ma mai come quest’anno, dove accanto alla quota classici  e alla quota talent, è stato dato spazio anche a una serie di realtà diverse che vengono suonate e ascoltate nel “paese reale”. In questo senso, il Festival ha rappresentato uno specchio più fedele di quanto normalmente avviene (e, a una settimana dal festival, i risultati si vedono anche nel mercato musicale).

Il Festival del rock. Stante questo quadro, non stupisce che a vincere siano stati i Maneskin, anche se nei pronostici questo risultato non era immaginabile. Sicuramente la band romana ha avuto dalla sua il vantaggio di un pubblico televisivo (eredità di X Factor) e l’endorsement di un meraviglioso Manuel Agnelli nella serata delle cover. Tuttavia rimane la vittoria a Sanremo di una band molto giovane che si è proposta alla kermesse nella sua veste più rock. Questa vittoria – così come quella di Mamhood qualche anno fa – svecchia l’immagine del Festival e della musica italiana potenzialmente anche all’estero, dove dal nostro paese si esporta prevalentemente musica melodica.  Varrà la pena da questo punto di vista seguire l’avventura dei i Maneskin all’Eurovision Song Context, dove parteciperanno a maggio in qualità di vincitori del Festival.

Il Festival del genere. Dal gender fluid di Damiano e Achille Lauro alle dichiarazioni della direttore/direttrice d’orchestra Beatrice Venezi, passando per la polemica sull’abitudine di portare i fiori solo alle ospiti donne, è stato un (ennesimo) Festival in cui l’attenzione è stata portata sulle questioni di genere. Lo scorso anno la discussione era stata concentrata sulla poca partecipazione di artiste donne oltre che sulla gaffe sessista di Amadeus in conferenza stampa; quest’anno c’è stato più equilibrio di genere tra i partecipanti, ma le polemiche e prese di posizione non sono mancate. Specchio di un paese che con questo tema deve ancora fare i conti, in particolare quest’anno, con la pandemia che ha penalizzato soprattutto la vita lavorativa delle donne .

Il Festival social. L’influenza dei social media sembra occupare sempre di più l’Ariston… e mentre si definiva il podio, ecco che spuntava lo spettro del potere social. Si è difatti iniziato a parlare di brogli, se così si può dire. Perché il voto composto al 33% per giuria demoscopica, 33% stampa e 34% televoto è apparso falsato dai frequenti appelli di Chiara Ferragni ai suoi 23 milioni di follower per votare il marito. Fedez e Michielin hanno poi conquistato il secondo posto ma non la vittoria. Resta da verificare se effettivamente il voto dei social ha falsato la classifica, sicuramente però mai come quest’anno c’è stata una maggiore interazione tra i social e la gara. Proprio Amadeus ha menzionato in gara che è stato il Festival più seguito di sempre sui social.

Il Festival della leggerezza. Quella di quest’anno è stata una edizione strana, inevitabilmente nel segno della pandemia e della strana atmosfera che aleggia nel nostro paese e in tutto il mondo. Da questo punto di vista, il Festival ha portato una ventata di distrazione all’interno delle nostre case, spazio ormai unico, luogo di piacere e di lavoro, rifugio e prigione, e ha messo al centro la musica e la leggerezza più di altre tematiche. Molto ridotto è apparso ad esempio lo spazio riservato alla politica, negli anni passati spesso al centro della kermesse attraverso sketch comici, interventi e richiami da parte dei vari conduttori. Per una settimana anche la politica è stata lasciata da parte, nel tentativo di chiudere il mondo fuori dalla porta per un po’ e concedersi un po’ di musica leggera, anzi, leggerissima.