Negli ultimi anni, quasi come se si fosse risvegliata dopo un sonno profondo, Napoli è al centro di discussioni culturali, presente in prima serata e ricorrente nei principali prodotti audio-visivi del panorama nostrano. In ordine sparso, voglio citare i principali, ma non gli unici, protagonisti di questo meraviglioso “revival”.

Dopo anni di assenza dal piccolo schermo, Napoli entra nelle case degli italiani con tre prodotti, diversi tra loro, ma ugualmente capaci di fare grandissimi numeri: Gomorra, I Bastardi di Pizzofalcone e l’Amica Geniale.
In Gomorra emerge la Napoli atroce e crudele del crimine organizzato, dove ogni scena è un colpo allo stomaco. Con la musica intermittente e il verde della fotografia, ci ricorda il marcio delle periferia e del centro urbano. Al contrario, merito de I Bastardi di Pizzofalcone è portare alla ribalta una realtà napoletana fatta di interni bellissimi e di grande charme ed eleganza. I salotti napoletani si aprono al pubblico di RAI 1 consentendo agli spettatori di apprezzare la città da un altro punto di vista. Infine, la più recente prima stagione del L’Amica Geniale, in un rione Luttazzi che potrebbe trovarsi ovunque se non fosse per il dialetto che impera nei dialoghi, che suscita interesse e curiosità per le dinamiche dell’epoca che vedono protagoniste le amiche Lila e Lenù.

In tutti e tre i casi parliamo di serie TV originate da libri scritti da rinomate penne napoletane: Saviano, De Giovanni e Elena Ferrante (di cui, almeno sull’origine napoletana, non dovrebbero esserci dubbi). Voci narranti, spesso, di una Napoli difficile ma per cui traspare un amore sincero e viscerale. Come nel caso di un altro capolavoro di editoria nato dalla penna di Maurizio De Giovanni: il Commissario Ricciardi. In questa serie, le atmosfere sospese e struggenti della Napoli degli anni 30 in cui si muove il malinconico Commissario sono capaci di fare innamorare il lettore anche di una Napoli divisa tra criminalità, povertà e fantasmi.

Altra serie in onda sulla TV via cavo in cui emerge lo spirito napoletano è Romolo + Giuly: la guerra mondiale italiana. Nella serie, in una Italia spaccata in centri di potere che mirano a prendere il controllo su Roma Capitale, Milano è rappresentata come capitale economica e modaiola, Roma come luogo di lotte clandestine tra Roma Nord e Roma Sud. Diverso il racconto che contraddistingue Napoli, molto più romantica ed attenta all’arte, che aspira a recuperare il suo ruolo di capitale culturale del Sud Italia con un raffinato Re Napoletano, Don Alfonso, che trascorre il tempo ad ascoltare musica classica e a dipingere.

Sempre sul piccolo schermo della TV satellitare Sky, ecco che sovrasta sugli altri il giudice-chef Antonino Cannavacciulo, figura non trascurabile del Talent culinario Master Chef e della serie Cucine da Incubo. Cannavacciuolo, soprattutto in Master Chef, non perde occasione per menzionare le sue origini e la rilevanza della cucina napoletana quasi fosse una forma di arte.

Spostiamoci su un altro aspetto fondamentale della cultura napoletana che sfocia in espressioni artistiche: la comicità. A questo proposito, ecco che sul web si sono affermati i The Jackal. Sono loro a scandire i nuovi tempi della comicità ai tempi dei social. Una comicità molto napoletana, che usa bene il dialetto, e spesso si appoggia su usi e costumi della cultura locale per farne dei piccoli capolavori di risata.
Passando al grande schermo si pensi alla stracciante vittoria del film in concorso ai David di Donatello del (2018), Ammore e Malavita dei Manetti Bross, acclamato dalla critica e dal pubblico, oppure della Napoli Velata di Ozpetek, di cui abbiamo già discusso qui.

Non dimentichiamo poi la fama internazionale che la città sta guadagnando grazie alla strepitosa ascesa del genio di Paolo Sorrentino, le cui doti si sono imposte sul cinema d’oltre oceano dirigendo star del calibro di Sean Penn in This Must Be The Place, Michael Caine e Harvey Keitel in Youth – La giovinezza, e più di recente Jude Law nella serie cult The Young Pope.

Concediamoci anche una parentesi sulla musica. Liberato (di cui ho già parlato qui), Clementino, Rocco Hunt (vincitore Sanremo 2016), sono solo alcuni dei giovani rapper che negli ultimi anni si sono fatti strada imponendosi all’attenzione del pubblico italiano. Che ci sia una voglia di raccontare il territorio a voce oltre che con le immagini?

Io credo proprio di sì. Credo che la voglia di raccontare la propria città sia anche stato un elemento ricorrente nella partecipazione, appena conclusa, ad X Factor 2018 di Anastasio e Naomi (rispettivamente primo e secondo classificato).
Nel caso di Anastasio, rapper e cantautore, tematiche sociali vissute sul territorio campano sono state fondamentali per farlo emergere come uno dei più interessanti concorrenti di tutte le edizioni del Talent Show. Come se non bastasse, la passione per la S.S. Calcio Napoli e il continuo riferimento a Maradona (ultimo in ordine di tempo il ringraziamento fatto al calciatore argentino una volta conquistato il podio) hanno fatto che sì che il suo percorso fosse indissolubilmente legato alla città natale. Percorso diverso quello di Naomi, che non ha puntato molto sulle sue radici nel corso delle otto settimane di gara, ma a fine gara ha salutato il pubblico con un fiero “Forza Napoli!”.

Ma queste non sono le uniche forme di arte in cui è possibile riscontare una nuova rinascita culturale e artistica. Street artist di tutto il mondo stanno scegliendo i vicoli di Napoli o i quartieri periferici per esprimere se stessi: pensiamo alla Madonna di Banksy in pieno centro storico, al Murales dedicato ad Ilaria Cucchi all’Arenella o ad interi quartieri riqualificati all’insegna della street art, come Ponticelli.

Per concludere, se è vero che l’identità del luogo passa anche per la sua veicolazione attraverso i prodotti culturali e i media, mi piace sottolineare che qualcosa è cambiato.

Il clima è florido per l’arte e per le sua varie manifestazioni. Napoletani e amanti della napoletanità si stanno spendendo per permettere alla città di riappropriarsi del proprio meritato ruolo di capitale di arte e cultura. A questo proposito, è recente l’affermazione di Alessandro Gassman, diventato cittadino onorario della città, il quale ha affermato “ credo che Napoli possa rappresentare, in questo periodo difficile, un esempio per tutto il paese”.

Dopo diversi anni di buio, anche mediatico, in cui la città partenopea era principalmente accostata alle immagini negative dei rifiuti e della camorra, abbiamo assistito ad una svolta.

Il patrimonio artistico sopito per qualche tempo è tornato alla ribalta e sembra che ci siano tutte le condizioni per fare di questa renaissance culturale un volano per l’economia, oltre che per lo spirito, della città. La crisi che per anni ha attanagliato la città, rendendola poco reattiva agli stimoli e poco incline alla creatività, è stata superata e poco a poco la città si è risollevata, resiliente come solo Napoli può essere.

Adesso, la città si sta riprendendo il suo meritato posto tra i centri culturali di Italia generando una spirale che produce effetti positivi sulla autostima dei cittadini e sulla reputazione della città, richiamando sempre più turisti e curiosi. Non è un caso che il trend del turismo in crescita da qualche anno abbia condotto alla apertura di nuove rotte aeree che rendono la città avamposto del Sud Italia e collegamento diretto con capitali mondiali come New York e Dubai.