Il gruppo torinese dei Subsonica è attualmente in giro per l’Italia in tour estivo, organizzato in occasione del loro ultimo lavoro, “8”, uscito il 12 ottobre 2018. Il tour coincide con una data emblematica per il gruppo: i 20 anni dall’uscita del loro album più iconico e noto, “Microchip emozionale”, pubblicato nella sua prima versione il 26 agosto del 1999 (una seconda edizione è stata poi pubblicata nel 2000, per includere Tutti i Miei Sbagli dopo la presentazione al Festival di Sanremo). Il tour estivo è diventato dunque anche l’occasione per celebrare un album che, parafrasando quanto detto dal frontman Samuel durante la data romana lo scorso 17 luglio, ha lasciato negli anni un’eredità in qualche modo ingombrante, ma ha anche consentito alla comunità subsonica di nascere e divenire quella che è oggi.

Per chi ha avuto la fortuna di parteciparvi, il concerto romano – trasmesso in diretta su Radio 2 – ha rappresentato una bella serata di musica e divertimento, che ha portato per l’ennesima volta Rolling Stone Italia a definire i Subsonica la migliore band live in circolazione. Al di là dell’indiscutibile e indiscussa bravura del gruppo e di tutti i suoi componenti, credo che la ragione alla base di questo giudizio sia da ricercare in una serie di circostanze che si attivano ai concerti dei Subsonica, che contribuiscono a creare uno spazio molto particolare. Che i concerti producano spazi diverso rispetto all’ascolto su disco è cosa nota e anche facilmente intuibile. Nei live tutti i sensi sono coinvolti, non solo l’ascolto; vi è inoltra una importante dimensione di condivisione. Nel caso dei Subsonica, questo spazio assume forme diverse, che ho provato (un po’ in generale, un po’ con riferimento specifico al concerto del 17 luglio a Capannelle) a identificare, suddividere e raccontare qui di seguito. Otto piccole suggestioni – come otto sono gli album in studio della band sinora – che mi sono divertita a etichettare rubando parole non mie.

Fari alonati blu monossido: Non so se per via delle sonorità e commistioni musicali, dei testi sofisticati, delle luci forti o delle tastiere che sfidano le leggi della gravità, ma nei concerti dei Subsonica si crea uno spazio futuristico, vagamente distopico, fortemente metropolitano. Uno spazio – fisico e acustico – unico nel suo genere, fortemente caratterizzante, senza eguali nel panorama italiano

Discoteca labirinto: #aiconcertideisubsonicasiballa non è solo un hashtag, ma è realtà. Si balla, è inevitabile. Merito di un mix unico tra musica dance e musica rock e anche un po’ di svariati dei punti a seguire.  Fatto sta ai concerti dei Subsonica lo spazio si trasforma ben presto in una grande discoteca labirinto grande un centinaio di chilometri, dalla quale non si ha nessuna voglia di uscire.

Un giorno di pioggia: la principale forza dei Subsonica, dal mio punto di vista, risiede nel mix irresistibile tra rock, dance-floor e canzone d’autore. I testi sono profondi e poetici, e il fatto che siano quasi buttati lì per caso in mezzo a tesi intrecci ritmici crea un mix unico e potentissimo. Nei loro concerti arriva sempre un momento in cui ci si connette con una parte profonda di se stessi; unita al’irresistibile spinta a scatenarsi raccontata nel punto precedente, questa connessione dà vita ad uno spazio libero e liberatorio.

Fermi sul punto critico: La profondità dei testi del gruppo emerge non solo in una dimensione intima e privata (si veda il punto precedente), ma anche in uno spazio più propriamente politico: non in senso di appartenenza a questo o quel partito, ma in senso più alto di “partecipazione alla vita pubblica”.  E così nel bel mezzo dei loro concerti ci si trova a riflettere su dove si è, e, a volte, a spaventarsi un po’ guardando in basso, a piedi nudi sull’orlo del baratro.

Nei nostri luoghi: Come accennato qualche riga fa, la musica dal vivo in generale crea uno spazio di condivisione profonda tra esseri umani. Se poi si partecipa ad un concerto di un gruppo che si segue, magari da anni, questa sensazione è amplificata, perché ci si sente in qualche modo parte di una comunità. Questo è particolarmente vero nel caso dei Subsonica, anche per il fatto che, pur essendo evidentemente molto noto in Italia, il gruppo ha sempre mantenuto una caratterizzazione in qualche modo di “nicchia”. E perché la base dei fan è solida e molto fedele (come dimostra la foto di repertorio che illustra questo post).

Un passo sui bordi del tempo: Di fronte ad una storia lunga più di venti anni, inevitabilmente i concerti dei Subsonica diventano occasioni in cui  gli anni che corrono tra le dita risultano evidenti e al tempo stesso impalpabili. In un concerto come quello di Roma del 17 luglio, con una seconda parte dedicata interamente a Microchip emozionale e ad altri pezzi storici (e con Daniele Silvestri sul palco) queste sensazioni sono state esasperate, e sul terriccio di Capannellesi è creato un curioso varco spazio-temporale.  

Cieli estivi limpidi: Nei tour estivi quanto descritto sopra trova la sua massima espressione, perché l’acustica è in genere migliore, perché ballare all’aperto è diverso (e più bello) che farlo al chiuso, e forse perché c’è quel senso inconscio e spesso ingiustificato di maggiore libertà che arriva addosso con la stagione delle vacanze dell’ infanzia.

Fuori è un mondo fragile (ma tutto qui cade incantevole): Tutte queste ragioni contribuiscono (secondo me) in maniera determinante a spiegare perché i Subsonica sono la migliore band live italiana. Non si tratta solo della loro (innegabile) bravura, ma anche dei molteplici spazi che si producono nei loro live. All’interno dei quali molti dei presenti riescono a lasciare fuori i rumori di fondo e ritagliarsi, per qualche ora, un piccolo spazio di esclusiva felicità.