E dopo tanto discutere, il giorno della Brexit è arrivato. A partire da oggi, primo febbraio 2020, la Gran Bretagna non fa più parte dell’Unione Europea. Dal giorno in cui David Cameron ha invocato per la prima volta la Brexit come “strumento negoziale” nei confronti dell’UE, ad oggi, sono passate diverse tappe (ricostruite con chiarezza da Open qui), e moltissimo si è detto e scritto su questo processo, più o meno a proposito.
Si può guardare alla Brexit come a un successo del populismo nazionalista; o come una conferma del fatto che, in fondo, il Regno Unito nel progetto europeo non ha mai creduto più di tanto. Si può essere più o meno d’accordo con la scelta del governo e dell’elettorato inglese.
Quello che è certo, è che la Brexit ci accompagna in un terreno ignoto. Dal 1957 ad oggi ci sono stati numerosi allargamenti del territorio dell’Unione Europea, che hanno portato gli Stati Membri dagli originari 6 ai 28 che la costituivano fino a ieri sera; ma questo è in assoluto il primo caso di “riduzione”, che ci fa tornare ad un Europa a 27. Questo spiega perché il negoziato per il “leave” sia stato lungo e complesso sotto il profilo tecnico, oltre che politico. Spiega l’incertezza su cosa succederà dopo, in Gran Bretagna come in tutta l’Unione Europea. Spiega i timori e le cautele nelle relazioni internazionali, oltre che interne.
Quello che è certo, anche, è che la Brexit rappresenta un evento storico di enorme portata. Come tale, ha già sollecitato e ispirato artisti di vario tipo, e molti altri ne ispirerà in futuro. Il più famoso esempio è probabilmente il murale di Banski (un particolare riprodotto qui accanto). Ma ci sono tanti altri casi che si possono citare. Tra questi, mi piace ricordare il bel romanzo “Middle England” di Jonhatan Coe, in cui le passioni che hanno animato questi anni di dibattiti interni al paese vengono raccontate efficacemente e con emozione attraverso le vite comuni dei protagonisti; la comicità dissacrante del trio irlandese Foil, Arms and Hog; e, perché no, film come “L’ora più buia” o “Dunkirk”, che hanno celebrato la capacità degli inglesi di resistere di fronte alle difficoltà proprio nella fase cruciale dell’uscita dall’Unione.
Come in ogni evento storico che si rispetti, vi sono inoltre una serie di immagini che stiamo vedendo in questi giorni per la prima volta, e che ci vedremo riproporre per sempre in immagini di repertorio, o che in alcuni casi illustreremo ai nostri figli quando le vedremo scorrere sui loro libri di scuola. Ci sono le immagini di chi festeggia e di chi protesta, di chi si sente liberato e chi derubato. Non sappiamo ancora quali saranno le immagini che ci porteremo dietro da questa Brexit. Scommettiamo però che il video con gli eurodeputati che intonano il canto dell’addio per i loro colleghi britannici si terrà un posticino d’onore.