Che i media influenzino l’opinione pubblica è cosa risaputa e nota a tutti. Che i media debbano occuparsi dell’ informazione, approfondendo le notizie proposte attraverso i propri canali, accertandosi di quello che divulgano, sembra, a volte, un concetto obsoleto e dimenticato dai più, sia da chi l’informazione la fa, sia da chi l’informazione la riceve.

Per quanto questo sia di per sé deplorevole in un Paese di diritto che tutela un sistema di libera e corretta informazione, lo è ancor di più quando si tratta di notizie che concernono situazioni emergenziali e di crisi. Questa riflessione nasce in seguito al terremoto che ha colpito Casamicciola, Ischia, il 21 Agosto 2017, e che riporto nel blog per continuare a discutere del ruolo dell’informazione nel racconto della crisi e di un territorio.

In seguito all’evento catastrofico della scorsa estate mi sono interrogata sulla difficile gestione delle notizie nel momento di crisi. In primo luogo, mi è sembrato paradossale che un sistema di informazione che garantisce l’accesso alle notizie in tempo reale, non sia in grado di garantirne allo stesso tempo la correttezza e la veridicità. Sin dai primi momenti successivi al terremoto, infatti, si è verificata una netta discrasia tra le notizie che arrivavano dalle persone sull’isola e le notizie reperibili sui principali siti dei quotidiani nazionali e sulle principali testate giornalistiche televisive. Lo stato di disagio e catastrofe che interessava tutta l’isola, narrato dai mass media tradizionali, non trovava pieno riscontro nei racconti dei testimoni diretti e delle autorità locali, che fin da subito hanno sottolineato la gravità dell’accaduto in relazione al Comune di Casamicciola.

Inoltre, le errate informazioni diffuse dalle autorità preposte alla rilevazione della magnitudo e della localizzazione dell’epicentro hanno fin da subito dato adito ad accanimenti mediatici sulla immoralità dell’ abusivismo edilizio ischitano. Diversamente, nelle rilevazioni successive le informazioni sono state riviste e corrette mettendo in rilievo la gravità del fenomeno, dovuta alla maggiore magnitudo, al particolare moto di propagazione delle onde nonché alla effettiva localizzazione dell’epicentro e dell’ipocentro. In virtù di queste informazioni, la stretta relazione tra crolli e case abusive individuata fin da subito dai media come causa del disastro è stata fortemente ridimensionata dagli esperti.

Tuttavia, la narrazione non è stata allo stesso modo corretta dai media che hanno continuato ad occuparsi del -comunque grave- fenomeno abusivo postulando, implicitamente, una sorta di colpa dei cittadini ischitani.

Il risultato di questa informazione abusiva e speculativa mi ha portato a riflettere sulla fortissima relazione che collega dinamiche territoriali, narrazioni mediatiche e pregiudizi in una sorte di circolo vizioso.

Nel caso del territorio napoletano, spesso il pregiudizio negativo prende il sopravvento, alimentato da un’informazione che riporta e discute fatti e accadimenti in maniera banale e mai costruttiva, non sforzandosi di comprendere la complessità delle dinamiche che caratterizzano sempre qualunque territorio.

Allora, in particolare, mi chiedo perché ci si debba sempre scusare per qualsiasi evento colpisca Napoli e provincia, persino nel caso di un evento fuori da ogni controllo come un terremoto. D’altra parte, mi è sembrato ancora più strano che generalmente l’opinione pubblica non si ponga in una condizione di comprensione ma, al contrario, si ponga immediatamente in una posizione giudicante che sfiora il “se lo meritano”. Stando a ciò a cui abbiamo assistito nei giorni successivi al terremoto, si è andati molto vicini al “se lo meritano” perché ci sono gli abusi. Nel caso della crisi della gestione dei rifiuti “se lo meritano” perché non fanno la raccolta differenziata. Nel caso dei roghi che hanno devastato il patrimonio del Parco nazionale del Vesuvio “se lo meritano” perché sono collusi con la camorra. E potrei continuare.

In generale, mi chiedo se sia possibile che ogni problematica concernente il territorio napoletano non possa essere divulgata in maniera imparziale e perché ogni criticità territoriale debba essere legata immancabilmente a fenomeni carichi di valenza negativa.

Queste domande mi sembrano rilevanti in particolar modo perchè questa attitudine rende inevitabile la creazione di pregiudizi e giudizi di valore che hanno ricadute estremamente negative sul territorio, sull’economia, e sulla popolazione stessa.

Giusto per concludere sulla faccenda, per chi se lo fosse perso: il terremoto di Casamicciola ha avuto un ipocentro a 1 km 730 metri dalla superficie; la magnitudo era 4; due sono i decessi registrati; le abitazioni crollate sono circoscritte all’area in cui c’è stato l’epicentro; la maggior parte delle abitazioni interessate dai crolli risale all’800. Il resto dell’Isola non ha riportato danni e tutto ha continuato a funzionare.

Ci vuole una certa onestà intellettuale nel ragionare sui propri limiti, riconoscerli e identificare soluzioni per migliorarsi. Ci vuole altrettanta onestà nel riportare notizie per permettere a chi non conosce i fatti di pensare in maniera oggettiva e libera da pregiudizi. Ancor più, ci vuole onestà nel produrre e nell’assimilare l’informazione in maniera critica, sforzandosi nella comprensione dei fenomeni, delle diversità e delle complessità.