Le Serie TV sono diventate negli ultimi anni la panacea della promozione artistica e cinematografica adattando prodotti da film o libri al piccolo schermo. Da fruitori di lungometraggi siamo tutti diventati appassionati seriali, binge watcher accaniti. Tuttavia, le serie tv non sono un fenomeno inventato dalle piattaforme (Netflix, Amazon, ecc.), sono decenni che la televisione generalista trasmette quelli che nel tempo sono state definiti “sceneggiati” e, più di recente, “serie” o “fiction”.

Ho provato a riflettere su quali siano stati i prodotti seriali trasmessi nel corso degli anni dalla produzione di Viale Mazzini, chiaramente senza la pretesa che la rassegna sia esaustiva. E’ interessante soffermarsi, oltre che sulle tematiche trattate dalle serie, e che non affronteremo in questa sede, sulla geografia delle serie tv che viene fuori nell’osservazione nel corso del tempo.

Le serie TV “made in RAI”, infatti, hanno affrontato dei cambiamenti notevoli in termini di luoghi di ambientazione.

Se si guarda il decennio 1999-2018 la maggior parte delle serie TV sono state ambientate a Roma. Si pensi a Un medico in famiglia (1998), Commesse (1999) o ai successivi Provaci ancora prof (2005) Raccontami (2006) Tutti pazzi per amore e Ho sposato uno sbirro (entrambi 2008). Tutte serie poi concluse entro il 2018. Nello stesso periodo solo poche produzioni hanno dato spazio ad altre ambientazioni. Tra queste, Don Matteo (Gubbio-Spoleto, 2000) e, più di recente, A un passo dal cielo (San Candido, 2011) Che Dio Ci aiuti (Perugia, 2011) Questo nostro amore (Torino, 2012) Il paradiso delle Signore (Milano, 2015) Romanzo Famigliare (Livorno, 2018). Come anticipato, questa carrellata mostra come l’attenzione sia stata rivolta principalmente alla città di Roma, in maniera residuale ai piccoli borghi del Centro-Nord e con una preferenza sporadica verso le due altre “capitali” d’Italia: Torino (già sede della serie Cuore, 1984) e Milano.

Come si può constatare, con l’eccezion fatta della longeva “Il Commissario Montalbano”, la cui produzione inizia nel 1999, quasi assente è stata per molti anni la rappresentazione del Sud Italia nei prodotti televisivi promossi dalla RAI (si esclude dalla riflessione la produzione girata e ambienta a Napoli “Un Posto al Sole”, in quanto non classificabile come serie TV ma più come soap opera).

Negli ultimi anni, tuttavia, si nota un’inversione di tendenza che raggiunge l’apice proprio in questo 2021. Dal 2017 vediamo l’affermarsi in maniera preponderante di fiction ambientate al Sud Italia. Ricordiamo: I bastardi di Pizzo Falcone (2017), L’amica geniale (2018), Le indagini del Commissario Ricciardi (2021), Mina Settembre (2021), Lolita lobosco (2021) e Màkari (2021).

Che questa inversione sia un caso sembra poco probabile. Più probabile, invece, è che essa sia stata determinata dalla combinazione di due fattori. In primo luogo, dal lento declino di Roma che l’ha condotta ad una perdita di influenza politica, aprendo anche ad un focus su altri luoghi di potere, magari culturale. In secondo luogo, dall’influenza dei finanziamenti (spesso europei) messi a disposizione dalle Regioni del Sud Italia per le produzioni cinematografiche, influenzando la scelta dei luoghi fisici in cui ambientare le storie. Da questo punto di vista, le Regioni del Sud Italia sembrano aver investito in maniera crescente nel place branding attraverso gli sceneggiati Rai, un aspetto che merita un approfondimento specifico in altra sede. In ogni caso, quale che sia la motivazione, è interessante soffermarsi su come il cambio di passo permetta agli spettatori di conoscere altri luoghi. Questi, infatti, diventano protagonisti delle serie non rimanendo relegati a mera cornice ma diventando parte integrante della narrazione, mostrando con estrema cura scorci e vedute tanto da sembrare quasi spot di promozione turistica. Occorre però sottolineare che, mentre per molti anni il racconto si sia concentrato quasi esclusivamente sulla capitale tralasciando la narrazione di parti di Italia, ultimamente la RAI pare stia anche facendo del servizio pubblico dando spazio e visibilità ad altri luoghi. La speranza è che, una volta superato il periodo di limitazioni imposte dal Covid-19, gli spettatori ne approfittino realmente per visitare i luoghi trasmessi dalla TV generalista, in tal modo generando un ritorno economico ed uno slancio nella promozione di questi territori, e che la RAI favorisca sempre di più racconti eterogenei non solo in termini di storie, ma anche di rappresentazione dei luoghi.