Non avremmo mai voluto scrivere questo post, ma riteniamo che gli eventi a cui stiamo assistendo meritino una menzione anche su questo blog che, tra le altre cose, ha discusso più volte di come la cultura sia un potente strumento di soft power.

L’attacco russo all’Ucraina ha lasciato il mondo intero a bocca aperta ridisegnando le relazioni e la geopolitica internazionale. In questo scenario agghiacciante, che ci rende piccoli e impotenti, il mondo della cultura e dello sport assumono un ruolo importante nella condanna delle azioni militari. 

Tale condanna ha preso in larga parte la forma dell’interruzione di qualsiasi contatto con artisti e atleti della Federazione russa. La partecipazione di questi ultimi alle manifestazioni in giro per il mondo è stata sospesa praticamente ovunque. Per citare alcuni esempi, come riportato dal The Guardian, la Russia è stata  esclusa dalla gara canora dell’Eurovision poche ore dopo l’attacco dello scorso 24 febbraio, mentre il Royal Ballet ha cancellato l’apertura della stagione estiva 2022 del Bolsoj. Per quanto riguarda il mondo dello sport, come richiamato da Adnkronos, si ricorda che la Uefa e la Fifa hanno sospeso le squadre russe, club e nazionali, da tutte le loro competizioni in segno di vicinanza al popolo ucraino. Persino alle Parolimpiadi di Beijing, il Comitato Parolimpico Internazionale ha dapprima deciso che atleti russi e bielorussi avrebbero partecipato come neutrali, per poi cambiare approccio ed escluderli dalla competizione, a seguito della pressione di diversi comitati paralimpici. Inoltre, come riporta Sky sport, la Russia non sarà la sede del prossimo Mondiale di volley; e il World rugby e la Federazione internazionale sport del ghiaccio (ISU) hanno escluso la partecipazione di squadre e atleti russi e bielorussi da qualsiasi competizione.

Parallelamente, molti artisti e atleti hanno annunciato di non voler partecipare ad eventi previsti in Russia. Tra i primi il campione di Formula 1 Sebastian Vettel, che ha dichiarato già il 24 febbraio che non avrebbe corso il Gran Premio a Sochi, in Russia; il giorno dopo lo stesso GP è stato cancellato dalla FIA. Analogamente, l’UEFA ha deciso di spostare la partita più importante dell’anno, la finale di Champions League, dalla Russia e di trasferire l’appuntamento a Parigi, allo Stade de France.

D’altro canto non solamente esponenti internazionali si sono schierati contro l’intervento, ma in molti casi gli stessi artisti e atleti russi hanno scelto di cancellare la propria presenza in eventi importanti per manifestare contro l’invasione Ucraina. Diversi gli esempi di artisti che hanno abbandonato le loro posizioni o rinunciato a partecipazioni in segno di protesta contro l’invasione dell’Ucraina, inclusi artisti e curatore che avrebbero dovuto partecipare alla biennale di Venezia, che di contro ha ufficializzato il proprio sostegno all’Ucraina in questo post. Tra gli atleti, spiccano i tennisti Medvedev e Rublev e la pallavolista Ekaterina Gamova. Altro caso particolare è quello del magnate Abramovich che ha prima sospeso la propria presidenza e pochi giorni dopo messo in vendita la squadra di calcio inglese del Chelsea, dichiarando che i proventi verranno devoluti alle vittime della guerra in Ucraina. 

Questo è un elemento molto importante da sottolineare, perché il boicottaggio degli artisti e degli atleti non deve divenire un ulteriore meccanismo di conflitto e allontanamento.  Oggi più che mai c’è bisogno che le società civili del mondo mantengano vivo il dialogo e la collaborazione per chiedere a gran voce la fine  del conflitto, la cessazione immediata di ogni attacco militare e uso della forza, e un ritorno sulla strada della diplomazia e del dialogo. 

E’ un paradosso che per arrivare a questi obiettivi si decida di interrompere relazioni. Lo sport e l’arte da sempre sono occasioni di unione e condivisione. Ma si tratta del modo più immediato che personaggi di spicco o istituzioni artistiche e sportive hanno per far sentire la propria voce. È l’applicazione di una forma di softpower, con cui  i membri di una specifica comunità si espongono per mobilitare la coscienza collettiva. Non sarà certo questo  a fermare le ostilità, ma almeno ci si augura possa contribuire a smuovere la situazione, verso una risoluzione del conflitto che ci auguriamo possa realizzarsi nel più breve tempo possibile.

di Raffaella Coletti e Simona de Rosa