Durante la pandemia globale di Covid-19 che si è diffusa in Europa nel 2020, è emersa fin da subito la necessità per ricercatori e studiosi di contribuire al dibattito sull’emergenza fornendo dati che potessero aiutare a comprendere come il virus stesse cambiando la nostra vita e la nostra società.
Per sostenere la riflessione sul tema, nell’ambito del progetto SOMA, finanziato dalla Commissione Europea, ho avuto modo di lanciare un’indagine per analizzare, comprendere e riflettere gli impatti dell’emergenza sul modo in cui le persone interagiscono con le fonti di informazione. In particolare, al fine di indagare se e come il comportamento delle persone sia cambiato rispetto alle fonti di informazione verificate e a quelle non verificate.
Per farlo ho preparato un questionario somministrato online dal 31 Marzo al 16 Maggio 2020 e diffuso in lingua italiana. Le risposte totali raccolte sono state 1611, di cui il 63% donne e il 37% uomini. Provenienti per il 40% dal Sud Italia e dalle isole, per il 33% dal Centro Italia e il 27% dal Nord Italia. In termini di età, le risposte raccolte coprono individui dai 18 a più di 80 anni. La maggior parte degli intervistati ha però un’età compresa tra i 36 e 65 anni. I risultati estesi dell’indagine sono accessibili qui.
Per riassumere, ciò che emerge dall’analisi è che durante l’emergenza la maggior parte degli intervistati ha scelto di informarsi sulla pandemia soprattutto utilizzando i canali ufficiali delle istituzioni e attraverso le emittenti televisive. I social media, anche se compaiono tra i canali utilizzati per avere accesso alle notizie, non sembrano essere la principale fonte di informazioni sul tema. Anche in termini di affidabilità e fiducia, i risultati confermano che le fonti più affidabili identificate dai partecipanti sono quelle provenienti dalle istituzioni o condivise dalla comunità scientifica. Il sondaggio ha anche indagato se l’attuale emergenza ha cambiato il modo in cui gli intervistati intendono il proprio rapporto con i media. La metà degli intervistati ha affermato che l’emergenza li ha resi più consapevoli dell’importanza dell’utilizzo di informazioni verificate per raggiungere una corretta informazione.
Lo studio, dunque, sembra suggerire che nei momenti di crisi e su questioni di altissimo interesse, come la salute, l’attenzione alle fonti cresce, facendo attivare un meccanismo protettivo che spinge il lettore, o l’utente, a porsi in maniera più critica e meno passiva nei confronti dell’informazione ricevuta. La pandemia ci ha reso in qualche modo più attenti e meno approssimativi nei confronti delle notizie e della loro provenienza.
Questo non vuol dire che bisogna abbassare la guardia sul tema della disinformazione. Al contrario, iniziative importanti come l’Italian Digital Media Observatory, finanziato dalla Commissione europea, ci fanno capire quanto l’attenzione debba essere alta dato che la potente macchina della disinformazione continua imperterrita a produrre i suoi contenuti malevoli, approfittando di tematiche di pubblico interesse che suscitano grande apprensione. Ne è un esempio la recente guerra in Ucraina, su cui si assiste ad un altissimo traffico di disinformazione sul tema sottoposto ad un attento fact-checking. Inoltre, non dimentichiamo quanto la tecnologia avanzi rapidamente rendendo la distribuzione di disinformazione e di fake news sempre più capillare e di difficile verifica.
Tuttavia, scopo del post è porre l’accento su come lo spirito critico sia la principale arma di protezione contro una tale minaccia. Perché ricordiamoci che se algoritmi e tecnologia possono aiutarci a navigare la disinformazione online, più difficilmente ci aiutano a destreggiare quella sulle fonti tradizionali. Al contrario, porsi in maniera critica e riflessiva verso notizie veicolate in qualsiasi forma, che sia su carta stampata, su giornali on-line o sui social media, è l’unico modo per non cadere nella trappola dell’informazione distorta e manipolata.
E’ certamente nostro diritto accedere ad una informazione verificata e veritiera, ma è anche nostro dovere, come cittadini consapevoli, quello di interrogarci sempre sul ruolo delle notizie e sulla loro provenienza per non cadere della trappola della disinformazione.